DabbleDrabble 2023
Luca, 22
Di Valentina D'Antona
Una casa così grande e nessuno con cui mangiare la Pasqua…Non mi sono rimasti che i miei servi.
Il mio unico figlio giace in un sepolcro ormai da molti anni.
Avrei dovuto vendere questa grande casa… Ma amo questa sala del piano superiore…quanti meravigliosi ricordi di festa qui… gli amici più cari…le feste…mia moglie e mio figlio… i miei grandi amori…tutta la mia vita.
A Pasqua la faccio sempre sistemare…e anche quest’anno eccola: grande e addobbata…pronta.
Anche se così vuota…e nessuno ci viene più. Nessuno verrà.
Questa notte poi, quel sogno così assurdo… credo di aver visto mio figlio che mi diceva “ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con te”… o almeno sembrava lui… e poi quello strano rituale… tutti quegli uomini sconosciuti... E poi il pane… il vino… quell’assurdo discorso.
Era tutto così reale.
Ormai sono davvero vecchio e posso anche concedermi queste follie.
Appena sveglio ero così sicuro che fosse tutto vero che ho mandato il mio servo a prendere dell’altra acqua…Ormai dovrebbe essere di ritorno.
Eccolo, infatti lo vedo arrivare da questa finestra, ma aspetta.. ci sono altri due uomini con lui…mi sembra di riconoscerli!
“Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.”
Limes
Di Giovanni Bertoglio
Simone era quello che si poteva definire un uomo giusto, ma da anni ormai il dubbio attanagliava il suo cuore.
“Dio, perché continui a nascondermi il Tuo Volto?”
Quella sera la domanda sembrava martellargli in testa con più insistenza del solito, provocandogli quasi delle fitte di dolore. Era un uomo rispettato, ma pareva non esserci speranza nella sua vita, pareva non esserci gioia nelle sue parole.
“Dio, perché continui a nascondermi il Tuo Volto?”
Aveva a lungo cercato nel fasto delle celebrazioni e negli ori degli oggetti sacri un frammento di quello splendore divino descritto nelle scritture, ma invano.
“Dio, perché continui a nascondermi il Tuo Volto?”
Pregava tutti i giorni per trovare la maestosa voce di Dio nella sua vita, ma quella voce sembrava evitarlo in tutti i modi, privandolo del conforto che cercava.
“Dio, perché continui a nascondermi il Tuo Volto?”
Ma Colui che aveva contato anche i capelli sul suo capo, si ostinava a trincerarsi nella sua muta coltre di distanza.
A questo pensava il Cireneo, ignorando che il giorno seguente avrebbe visto davvero il volto di Dio, ma nella sua espressione più prostrata, umiliata e dolorosa. Il giorno che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Tavolo per due
Di Patrizio Righero
- - Pane azzimo, carne di agnello arrostita, sedano crudo, un uovo sodo, vino rosso novello e acqua di fonte. C’è tutto?
- - Tutto.
- - Bene. Allora la lascio consumare il suo pasto.
- - Vorrei che lei mangiasse insieme a me.
- - Questo non è previsto dai protocolli.
- - Non è previsto oppure è vietato?
- - Tecnicamente non è vietato.
- - Quindi dipende da lei. Le va di restare?
- - Mai nessuno ha fatto una simile richiesta… Però - che diamine! - Sì.
- - Dunque si accomodi e si serva senza fare complimenti. Qui ce n’è per dodici!
- - Mangio volentieri. Oggi non ho fatto pranzo.
- - Prego. Mi ricordi solo come avverrà.
- - Davvero vuole che glielo ripeta?
- - Per favore.
- - La faranno sdraiare. Le braccia distese. Poi inseriranno l’ago e faranno scendere il farmaco. Prima quello anestetico e poi…
- - E poi l’altro.
- - Esatto... C’è qualcos’altro che posso ancora fare per lei?
- - Ha fatto più del dovuto. Le chiedo solo un favore: di tanto in tanto si sieda a tavola con la sua famiglia, mangi un buon arrosto, beva del buon vino, assapori la vita.
- Faccia questo in memoria di me.
Come uno specchietto
Di Chiara Bertoglio
Solo da poco tempo aveva avuto l’incarico di portare la comunione ai malati e agli anziani. Era un compito che aveva desiderato per anni, e ora questo sogno si realizzava. Aprì il tabernacolo. Gli tremava sempre un po’ la mano nel prendere, una per una e con delicatezza, le ostie da riporre nella teca. Erano lì, a riposare in una pisside blu coperta da un fazzoletto ricamato; gli sembrava quasi di violare un mistero grande, di intrufolarsi nel silenzio potente della Presenza di Dio. Poi partiva. Teneva la preziosa teca in mano, e la mano vicino al cuore. Quei passi nel quartiere erano il momento più bello. Nessuno sapeva il suo segreto, nessuno poteva intuire che il Creatore del mondo si facesse portare in giro come uno specchietto da borsetta. Se lo stringeva forte e Gli parlava di ciò che vedeva. Una mamma con un bimbo in carrozzina, un anziano col bastone; un gruppetto di adolescenti rumorosi, un meccanico sporco d’olio che spiegava a un tizio il problema della sua auto. Una signora con un brutto pechinese al guinzaglio, un tipo che faceva footing. Per tutti Lo benediva, li benediva tutti. Quel Pane consacrato consacrava ogni cosa, ovunque, sempre.