I sentieri del Nizhar
Il nostro secondo libro
Copertina disegnata da Debora Pacifico
Com'è nata l'idea
L’opera collettiva può sembrarci una eccezionalità (se non una pedanteria): eppure forse non ci facciamo quasi caso, ma il mezzo in cui la contemporaneità ha deciso di descrivere sé stessa in questi ultimi anni, ovvero la serie tv, si basa su questo meccanismo: una sequenza di episodi, scritti da gruppi di lavoro o da individualità, per creare un racconto omogeneo. Briareo e gli Ecatonchiri dalle cento mani non sono mai stati così familiari nelle nostre case e nei nostri discorsi come in questo scorcio di tempo.
Ci sono diversi modi per scrivere un romanzo a più mani, che si distinguono dal grado di coordinazione tra i vari autori: da quello più coordinato, dove ognuno segue uno stile predefinito, un canovaccio pianificato, una partenza ed un approdo, di modo da simulare, in sostanza, un solo autore fittizio; a quello in cui ogni autore, a seconda della propria sensibilità, prende in meno il testimone del precedente, per poi consegnarlo a chi lo seguirà: l’unico muto accordo tra chi scrive è nel fondamentale obiettivo di scrivere una buona storia. Questo libro si adatta in maniera precisa a questa seconda opzione tanto che nel fare della sua stesura aveva assunto (quasi naturalmente) il felice acronimo di ATUT (A Totally Unplanned Tale). L’armonia richiesta da un romanzo è affidata ad un solo aspetto: la con-cordanza tra gli autori. Contiamo di avere creato qualcosa di gentile, forte, e coraggioso.